Oggi, nella giornata di San Martino che donò il suo “pallium” al pellegrino, si celebra anche la giornata delle Cure Palliative.
È un dono, quello del “pallium”, che non sarà taumaturgico, e che non ha pretese terapeutiche ma che significa comunque la volontà di accogliere e proteggere in qualche modo chi sta peggio di noi. Quel mantello pertanto ha un valore di sostegno e accoglienza.
Qualcosa del genere capita a chi si dedica alle Cure Palliative, tese a sostenere, nel suo duro cammino, verso la fine il paziente ed i suoi familiari.
Ancora più interessanti sono le implicazioni che si possono intuire per i professionisti che in quella attività operano, attraverso un lavoro su sé stessi, una sorta di rinuncia programmatica al proprio orgoglio terapeutico.
Ho purtroppo avuto qualche tempo fa diretta esperienza delle Cure Palliative negli ultimi momenti di assistenza a mia moglie. Fu un’esperienza carica di dolore ma alla fine scrissi una lettera di ringraziamento a tutti coloro che si erano alternati al suo capezzale. Vorrei qui riportare alcuni stralci di quella lettera.
La lettera ringrazia ma parte da una sincera confessione che poi ho dentro di me rivisto:
“…Confesso anche con sincerità che all’inizio un certo scettiscismo verso quello che avrebbero potuto fare dentro di me persisteva, forse legato al fatto che tanto la fine si intravedeva vicina e quindi…
Invece ho profondamente rivisto questa mia posizione ed ho compreso la nobile funzione che le Cure Palliative hanno nell’accompagnare alla fine con scienza, coscienza, ma anche con tanta umanità e dolcezza chi sta per compiere quel passaggio.
È un compito impegnativo per professionisti della salute che rinunciano per statuto, direi, alla gioia di guarire persone. Loro cioè partono dalla certezza di una morte vicina e certa ma hanno esaltato, nel loro armamentario terapeutico, un elemento fondamentale che è la capacità di cura. Hanno cioè ben capito il fatto che se ci sono situazioni inguaribili, non ci sono invece mai situazioni “incurabili”. La capacità di prendersi cura permane fino all’ultimo secondo e punta ad evitare al soggetto inutili dolori e sofferenze.
Inoltre, l’aiuto è dato anche ai familiari che tendono a sentirsi soli in certi frangenti ed invece si trovano circondati da una serie di punti di riferimento certi, persone che vengono in casa, che praticano terapie, ma fanno anche un sorriso e ti aggiornano su come loro vedono la situazione…”
(Siena 7 maggio 2022)
Dopo due anni e mezzo ormai da quella esperienza sento queste parole ancora valide e le sottoscrivo di nuovo, con stima immutata a chi si dedica con tanta energia a questo compito.
Andrea Friscelli
Ieri, 10 novembre 2024, nella suggestiva cornice della Chiesa di San Martino a Siena, le voci del Coro Polifonico di San Gimignano si sono unite in un concerto all’insegna della solidarietà sotto la direzione del maestro Antonio Morelli.
Organizzato dall’Associazione QuaViO, il concerto ha voluto sostenere un impegno profondo e costante: garantire assistenza gratuita a domicilio e in Hospice a malati oncologici e a coloro affetti da patologie cronico-degenerative.
La serata, dedicata alla “Festa di San Martino” e alla Giornata Nazionale delle Cure Palliative, ha rappresentato un’occasione speciale per intrecciare musica e solidarietà in un evento che ha portato un messaggio di speranza e vicinanza.
L’articolo “Ci sono situazioni inguaribili, non ci sono mai situazioni incurabili”. Oggi giornata delle cure palliative proviene da SIENASOCIALE.IT.