Nata per favorire l’integrazione di persone con disabilità anche in contesti apparentemente lontani o non idonei a loro: il fondatore ha portato avanti la sua idea riuscendoci, con volontà e dedizione.
Se mi aiuti ballo anch’io nasce nel 2009 quando Roberto Girolami, non vedente, maestro di ballo e ballerino decide di dare vita ad un’associazione che unisce persone normodotate e persone con disabilità.
L’idea scaturisce dalla volontà di dare modo a chi ha difficoltà funzionali e cognitive di poter ballare e partecipare a gare di ballo. Eh sì, perché nel tempo e grazie al suo impegno l’associazione è riuscita anche a preparare atleti, attraverso volontari specificamente formati, per le competizioni dei Campionati regionali, nazionali e internazionali di danza sportiva per discipline come ballo da sala, liscio unificato, Standard, latini-americani, caraibici e show dance, entrando a far parte anche del settore paraolimpico.
Incontriamo l’attuale presidente Simone Cellesi, architetto senese di 59 anni, che come tutti gli altri volontari dell’associazione, si dedica credendo pienamente nella riuscita del progetto “siamo una scuola di ballo a tutti gli effetti che accoglie tutti perché l’inclusione è alla base dell’amore per la vita. Lavoriamo con coppie di ballerini in cui uno è normodotato e l’altro con disabilità. Ma accogliamo anche coppie di ballerini entrambi normodotati che possono un domani divenire tutor di persone disabili aiutandole e sostenendole. È un lavoro mirato il nostro che richiede cura, premura e pazienza”.
“Nel 2009 abbiamo iniziato con persone non vedenti ma poi abbiamo voluto estendere la possibilità di ballare anche ad altre persone, con altre disabilità. Ad oggi, tra i nostri ballerini, ci sono persone con la sindrome di Down e la sindrome dello spettro autistico, così come persone con deficit fisici e disfunzionali. Con ognuno di loro c’è un lavoro specifico perché ogni disabilità porta con sé le proprie caratteristiche e peculiarità. E queste vanno rispettate ed accolte”.
Simone mi racconta che la danza, oltre a produrre un benessere psico-fisico, svolge un’importante funzione di integrazione tra le persone poiché la musica favorisce l’abbattimento di freni inibitori. Un ostacolo però da non sottovalutare è il tempo e la modalità per raggiungere la sede degli allenamenti “tra i nostri obiettivi futuri c’è quello dell’acquisto di un furgone a nove posti con il quale poter andare a prendere e riportare a casa i nostri ballerini disabili. Molti di loro hanno genitori anziani che non guidano; oltretutto i corsi si svolgono la sera dopo cena e non tutti hanno parenti o amici che li possano accompagnare. Speriamo in questo modo di risolvere un problema prettamente logistico che penalizza però molte persone che da sole non uscirebbero di casa.”.
Il Presidente sottolinea inoltre l’importanza di fare rete con altre associazioni e fondazioni del territorio grazie alle quali riescono a sostenersi e a portare avanti le loro iniziative. In passato ci sono stati progetti presso l’Ospedale Le Scotte di Siena in cui sono stati organizzati corsi di tango per malati di Parkinson: grazie alla musica e a tecniche di coordinamento mirate, i pazienti sono riusciti a sviluppare movimenti inaspettati, raggiungendo traguardi eccezionali!
Tiene infine a ringraziare tutti i tutor e il Consiglio Direttivo “da soli non si riuscirebbe a far niente; sarò sempre grato a tutti coloro che mettono a disposizione la loro abilità ed il loro tempo con l’obiettivo comune di abbattere il disagio individuale e collettivo perseguendo il fine ultimo dell’integrazione sociale”.
per saperne di più
https://www.semiaiutiballoanchio.it/
Stefania Ingino
L’articolo “Se mi aiuti ballo anch’io”: il volontariato abbatte le barriere della disabilità proviene da SIENASOCIALE.IT.