Via di Pantaneto trae il proprio nome dal “pantano”, ovvero dal fango che vi si formava prima di essere lastricata anche perché il suo andamento a conca era ideale per far ristagnare l’acqua quando pioveva. Della strada e di tanto altro si parlera’ in una conferenza del dottor Cornice il giorno 24 maggio alle ore 16.30. Organizzazione a cura di “La Lunga Gioventu’ che ospitera’ l’evento”

Il nome “Pantaneto”, peraltro, è relativamente tardo dal momento che è attestato per la prima volta in un Libro di Biccherna del 1255, mentre prima di allora la strada veniva denominata in vari modi, il più significativo dei quali è “contrada de strada”, dal momento che con il termine “strata” si indicava solo la “strada Romea”, ovvero quella che portava a Roma. Del resto, come sappiamo, la via Francigena, anche dentro Siena ha vari percorsi e questa coincise con Pantaneto solo dall’inizio del XIII secolo (altri tratti della Francigena o Romea: comunque l’arteria che portava i pellegrini verso Porta Romana e, dunque, verso la Capitale erano anche Via degli Orefici, oppure Via del Porrione).

Una strada, dunque, Pantaneto, relativamente “moderna”, lungo il corso della quale non si affacciano edifici particolarmente antichi, ma tuttavia palazzi di notevole pregio.

E qui saltiamo un po’ di epoche e arriviamo al ‘600 e al ‘700 quando quest’area venne scelta da alcune grandi famiglie per costruirvi le proprie, importanti, residenze. Una di queste è senza dubbio la famiglia De Vecchi, attiva fin dalla metà del ‘300 ma che ottiene il titolo onorifico di “Patrizi Senesi” solo nel 1753. Ecco, infatti, che Pietro Pecci nel suo “Giornale Sanese” al giorno 15 aprile 1771 scrive: “in questo giorno fu messo mano alla nuova fabbrica del signore Giuseppe Vecchi, avendone fatto il disegno Pauolo Posi architetto senese che [si] trova in Roma”. Si tratta proprio del bel palazzo De Vecchi in via Pantaneto, al n.c. 64, ad angolo con vicolo Magalotti, che probabilmente venne terminato intorno al 1776. I De Vecchi, ottenuto il titolo, vollero una dimora importante per dimostrare a tutta Siena e a chi aveva rapporti con loro il prestigio raggiunto. Se ci passate di fronte sul portale d’ingresso spicca lo stemma della famiglia, mentre nel cortile interno curiosa è una cancellata realizzata con le canne di grossi fucili. Quali sono le altre dimore nobili lungo questa strada? Io ho già fatto troppo “canape”, il resto ve lo racconterà il dott. Alberto Cornice, mercoledì 24 maggio presso la sede de “La Lunga Gioventù” (Via dei Pispini, 162) alle 16.30. L’ingresso è libero, dopo vi gusterete anche tè e pasticcini, ma soprattutto conoscerete una parte meno nota di storia di Siena. Perché non mi stancherò mai di dirlo: Siena non è solo Medioevo

 

Dalle pur sommarie descrizioni delle strade che i custodi notturni e diurni dovevano sorvegliare nel Medioevo, si trae un ulteriore spunto: nel 1257, quando il toponimo è entrato in voga il Comune di Siena stipendia tre persone per vigilare “de Pantaneto”, mentre nel 1249 se ne impiegano due dal fondaco della famiglia Mezalombardi-Rinaldini (ubicato ove poi si costruirà palazzo Chigi-Zondadari) fino alla strada che va al palazzo dei Piccolomini (Via di Follonica) e altri due da qui fino alla porta San Maurizio. La divisione di Via di Pantaneto in due parti è attestata ancora nello stradario del 1789, quando inizia dal Chiasso Largo e giunge fino a San Giorgio, mentre da qui al Ponte di Romana si denomina Via di San Maurizio.

Maura Martellucci

L’articolo Tre Granduchi in Pantaneto: evento della coprogettazione proviene da SIENASOCIALE.

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