Da dove e come nasce il tuo impegno per l’associazione?
“Ho sempre amato gli animali sin da quando ero piccola. Portavo a casa qualsiasi tipo di animale malato o in difficoltà, è sempre stato più forte di me. Conoscevo l’associazione Assta e ne ero affascinata, ma pensavo di non farcela psicologicamente, perché non è una passeggiata, soprattutto quando vedi i cani stare male o andarsene. Un giorno, nel 2016, vidi un post di un cagnolino maltrattato, Otto, e insieme alla mia famiglia, decisi di adottarlo. Venne a casa mia Cinzia Terni, la nostra presidente, a farmi il consueto “controllo preaffido”, per vedere se eravamo adatti all’adozione del cagnolino. Fu così che la conobbi e mi fece il regalo più grande che potesse farmi, acconsentendo all’adozione del mio amato Otto. Vedendo lei presi coraggio e mi iscrissi all’associazione”.
C’è una storia di un cane che ti ha particolarmente colpito? Raccontala
“Di storie ce ne sarebbero veramente tante da raccontare, ma vi racconto quella di Mariolino, che è una storia che mi tocca sul personale. Mariolino è un segugio di 15 anni, di cui 13 passati in canile. Un cane buono, dolce e gioioso, ma non è mai stato adottato, così passavano gli anni e Mariolino invecchiava in canile. Con la nostra associazione, per l’appunto poco più di due anni, fa abbiamo iniziato il progetto “Assta libera i nonni”, con l’obiettivo di togliere dai canili i cani più anziani e malandati per regalargli gli ultimi anni della loro vita al caldo, amati e coccolati. Mariolino arrivò da noi grazie a questo progetto. Poco tempo dopo il suo arrivo Mariolino fu attaccato da un cane nelle vicinanze che scavalcò il cancello del nostro rifugio. Lui non si ribellò, buono come è e si salvò per miracolo. La degenza post aggressione la fece a casa mia, doveva rimettersi per poi tornare al rifugio. Ma appena guarito subito un’altra batosta: scoprimmo che aveva un tumore all’addome, sembrava che per lui non ci fosse pace. Così lo operammo e si rimise completamente in sesto. Ma dopo mesi a casa mia con che cuore potevo separarmene? E così Mario è rimasto con me. È il cane più grato del mondo ed è la mia ombra. Viviamo in simbiosi. Purtroppo, adesso dopo un anno e mezzo, sono comparse delle recidive al tumore, ma noi combattiamo e ci godiamo ogni momento, perché l’amore vince su tutto!”
Cosa serve all’associazione per continuare ad offrire e/o migliorare i propri servizi.
” All’associazione principalmente serve una cosa: supporto. Sia fisico che economico. Fisico perché siamo veramente pochi, abbiamo bisogno di nuove leve, approfitto dell’occasione proprio per lanciare questo messaggio: ci servono volontari. Persone che abbiano almeno qualche ora alla settimana libera, che siano automunite e che chiaramente amino gli animali. Chiunque si rispecchi in queste caratteristiche non esiti a chiamarci, più siamo e più aiuto possiamo dare ai pelosi. Il secondo tipo di supporto è economico, perché essendo un’associazione di volontariato autosostenuta, a volte fatichiamo a coprire tutte le spese, soprattutto quelle veterinarie, per i medicinali e per il cibo“.
Cosa significa per te amare gli animali
“Questa è una domanda a cui non è per niente facile rispondere, perché forse le parole non bastano. Amare gli animali per me è fonte di vita. Dagli animali imparo sempre, traggo ispirazione e riempiono le mie giornate. Non potrei mai farne a meno, non sono loro ad aver bisogno di me, ma io ad aver bisogno di loro. Per questo ho scelto di essere una volontaria, cerco semplicemente di sdebitarmi per tutto quello che mi danno, aiutandoli il più possibile. Ma a volte non è semplice, perché questo tipo di volontariato non è un gioco. Non si tratta solo di coccolare i cani, ma anche a volte di non dormire la notte per i pensieri, dover gestire emergenze per cui hai poco tempo per pensare lucidamente, assistere a scene o accadimenti molto tristi, che ti logorano dentro. E per far andare tutto avanti, dietro c’è un lavoro inimmaginabile. Ma posso dire che ne vale assolutamente la pena”.
Professionista e volontaria. I due volti di Alice. Quando sei più a tuo agio e perché
“Sono molto a mio agio sia nel mio lavoro, in mezzo alle macchine fotografiche istantanee, che nel volontariato, in mezzo ai cani. Come dicevo prima per me nulla è paragonabile agli animali e all’amore che nutro per loro, quindi diciamo che la mia “comfort zone” e il momento in cui mi sento più a mio agio è quando sono circondata dai cani. La sera, tornata dal lavoro, quando mi siedo nel divano con i miei tre cani accoccolati accanto mi sento grata e felice, non ho bisogno di nient’altro”.
Per saperne di più e per adottare un cane
https://www.sienadozioni.it/
L’articolo “Vivo in simbiosi con Mario”. Alice e l’amore per i cani proviene da SIENASOCIALE.